Se vuoi partecipare al concorso del Brogliaccio c’è tempo solo fino alle 23 del 23 novembre.
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Certo non ci siamo riusciti come sognato, ma alla nostra generazione va il merito di averci provato più di tante altre….
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“Il Brogliaccio“ è la testata del “quasi mensile studentesco” di Ancona degli anni 60′ scritto senza barriere di appartenenza da ex studenti di “scuola superiore ” (oggi ormai over…anta) che molti ricorderanno fu venduto dal Marzo 1962 al 1973, senza scopo di lucro, tra i banchi o nell’atrio degli istituti scolastici cittadini.
Quella stagione di..”capelli lunghi e mini gonne“, vissuta con grande intensità tra sogni, lotte ideali e impegno politico, provocò una rivoluzione sociale tale da suscitare in molti giovani una presa di coscienza collettiva oggi alla base della formazione di una buona parte delle più vivaci componenti della nostra odierna società. Continua a leggere su ilbrogliaccio.it
Approfondimenti
Niente di più meschino di Michele Serra da “la Repubblica” del 31 ottobre 2018
La sorridente signora in gita a Predappio con la maglietta "spiritosa" su Auschwitz, nelle poche battute concesse (vedi video), di cose atroci ne dice almeno due. Una è quella già nota, ovvero mettere lo sterminio degli ebrei nel suo angolino del buonumore. L’altra, formalmente meno spaventosa, ma almeno altrettanto devastante, è dire che «dopo Mussolini non è stato fatto niente, in sessant’anni, per l’Italia e gli italiani».
Niente, capite? I padri e i nonni usciti dalle macerie e dalla guerra (di Mussolini), che si sono rimboccati le maniche per ricostruire un Paese distrutto (da Mussolini): non hanno fatto niente. La democrazia, le libertà politiche, la Costituzione, l’ingresso in Europa: è niente. L’uscita dall’analfabetismo, la scuola dell’obbligo, l’istruzione di massa: niente. Il boom economico, i diritti sindacali, gli aumenti salariali, la dignità in fabbrica: niente. La sanità pubblica, gli ospedali, la ricerca medica: niente. I diritti civili, la tutela della maternità, la parità femminile, il divorzio: niente. Il benessere diffuso, l’aumento vertiginoso del tenore di vita, due generazioni cresciute senza guerre, senza dover scappare in cantina sotto le bombe: niente. Dal 1945 al 2018: niente. Nulla di più falso, di più ingrato, di più meschino può uscire di bocca a un italiano dei nostri giorni. Metà lagnosa, metà insolente, c’è un’Italia convinta che settant’anni di democrazia, e la fatica di due generazioni, siano "niente". Se la meriterebbero, loro sì, un’altra bella ripassata di fascismo, di miseria e di guerra.
La parità femminile (vedi anche http://www.lorellazanardo.it/blog)
“Le immagini non sono solo immagini: sono comunicazione, memoria, sapere, educazione. Di certo non immaginavo che le immagini televisive fossero uno specchio così preciso per alcuni comportamenti”: sono queste le parole di incipit con cui Lorella Zanardo apre il documentario “Il Corpo delle Donne”, relativo alla strumentalizzazione del corpo femminile all’interno dei media. [...] Dal documentario si evince che le poche immagini di donne adulte non artefatte dalla chirurgia sono feroci e si accaniscono su giovani donne per umiliarle. Si preferisce inquadrare il corpo piuttosto che il volto, negando alla donna la sua autenticità e ogni forma di relazione.
Per quanto riguarda il Gender Gap, ovvero l’indice che misura la differenza tra uomo e donne nei Paesi del mondo, l’Italia ricopre la 50esima posizione e la rappresentazione delle donne nei media contribuisce a questo risultato.
In Italia non esiste un’educazione ai media, per cui è difficile riuscire a decodificare le immagini al di là degli stereotipi. In molti format televisivi, le inquadrature delle donne partono dal basso fino ad arrivare al volto, scoprendone lentamente i particolari; gli uomini, al contrario, ricevono inquadrature frontali, senza subire processi di oggettivizzazione. Spesso, mentre una donna parla, la telecamera si concentra su qualche particolare del suo corpo, che può essere un tatuaggio sulla caviglia o una collana particolarmente vistosa, come a voler sminuire ciò che sta dicendo la donna in quel momento.
Non è sbagliato mostrare la coscia o la scollatura, è sbagliato che le parti del corpo vengano prima del volto ed è sbagliato identificare la donna nel seno o nel sedere. E’ fondamentale cominciare a proporre modelli alternativi agli stereotipi che da 30 anni vengono veicolati dai media, fornendo così gli strumenti per difendersi dalle manipolazioni comunicative. Roger Silverstone diceva: ”Al di là della nostra esperienza diretta, conosciamo la quasi totalità del mondo attraverso i media”; e forse è ora di cambiare il mondo rivendicando un ruolo attivo nella produzione di contenuti multimediali.
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