Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da maggio, 2015

Elisabetta I

Melantone tra fede e carità

Amico e primo collaboratore di Lutero; non condivide la dottrina luterana e calviniana della predestinazione alla salvezza, per Melantone non è salvo chi Dio vuole, ma chi vuole essere salvato.  Cerca di attenuare sia la dottrina della predestinazione, restituendo uno spazio alla libertà umana, sia quella della giustificazione per la sola fede, facendo posto anche alle opere.  È il principale autore della Confessione di Augusta , la più importante professione di fede nella storia del Protestantesimo. La Confessione è divisa in due parti concettuali: i primi ventuno articoli enumerano e spiegano i capisaldi della fede che sarà poi detta "protestante", la seconda parte del documento espone una serie di abusi diffusi nella vita spirituale del tempo e spiega le soluzioni proposte dalla nascente dottrina luterana. (vedi Differenze tra Cattolici e Protestanti ) Nel 1541 in occasione della dieta di Ratisbona, si tentò di intraprendere una trattativa, un dialogo tra

Controriforma

La vasta azione svolta dalla Chiesa cattolica nel 16° sec. e in parte del 17° per restaurare una più intensa, viva, sincera e disciplinata vita religiosa, realizzando quella «riforma nel capo e nelle membra», già discussa nei concili del 15° sec. e resa ancor più urgente dal dilagare della Riforma protestante nel 16° sec. (da  treccani.it ). RELIGIONE La C. operò nel campo del  dogma  e in quello della  disciplina ecclesiastica.  Sul terreno dogmatico, l’opera della C. si concentra particolarmente nellattività del Concilio di Trento (1545-63) volta a fissare il dogma cattolico nei punti in cui il protestantesimo aveva rinnegato principi tradizionali, o interpretato in modo nuovo la Sacra Scrittura e i Padri della Chiesa. In particolare il Concilio di Trento fissò il dogma del peccato originale e quello della giustificazione per la fede e per le opere , condannando il principio luterano della giustificazione per la sola fede, indipendentemente dalle opere, e affermando il valor

De rerum natura V: il progresso e l'origine del linguaggio

Lucrezio nega ogni sorta di creazione, di provvidenza e di beatitudine originaria e afferma che l'uomo si è affrancato dalla condizione di bisogno tramite la produzione di tecniche, che sono trasposizioni della natura.  Un dio o degli dei esistono, ma non crearono l'universo, tanto meno si occupano delle azioni degli uomini. Lucrezio afferma che i saperi razionali sulla natura ci mostrano un universo infinito formato da atomi che segue delle leggi naturali, indifferente verso i bisogni dell'uomo, che si può spiegare senza ricorrere alle divinità. A scuola si sottolinea sempre come, per quanto riguarda l'indifferenza della Natura per l'uomo Leopardi  nell'operetta "Dialogo di un Islandese con la Natura" scrive dei concetti simili a quelli del III libro del De rerum natura. Non è tuttavia certo che Leopardi conoscesse l'opera di Lucrezio Il  De rerum natura  parla della nascita e dell'evoluzione dell'uomo (abbiamo detto che non è c