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Lezione III - L'occhio allegorico

Leggendo Adalberone ci siamo accorti che nel Medioevo era diffusa una mentalità che preferiva giustificare il mondo più che a spiegarlo. Adalberone è pienamente consapevole delle "inuguaglianze" e delle ingiustizie del mondo, ma le accetta senza battere ciglio. Non abbiamo rilevato un desiderio di progresso, anzi il Progresso era considerato un disvalore, perché metteva in crisi una stabilità che si riteneva impostata da Dio. Questa impostazione culturale si è frutto di una mentalità dogmatica: poiché la creazione e quindi la condizione dell'uomo derivano da Dio esse non possono che essere giuste. Soltanto sapendo guardare al di là della superficie delle cose si può capire la volontà divina.
La visione magico-allegorica del mondo o, per dirla con una definizione di Ezio Raimondi l'Occhio allegorico, è la conseguenza di questa mentalità e della visione cristiana.
I testi fondamentali per capire l'Occhio allegorico sono:
Le interpretazioni allegoriche delle Sacra Scrittura, che si sono perfezionate a partire da Origene, San Girolamo e Sant'Agostino.

Ethymologiae di Isidoro di Siviglia, che testimoniano lo stretto legame tra VERBA e RES.
Il Commento all'Eneide di Fulgenzio che è il modello per reinterpretare l'opera dei classici latini alla luce del Cristianesimo.
Mentre i dotti dibattevano e teorizzavano nei loro trattati che ogni cosa (non solo ogni testo) poteva essere interpretata attraverso quattro sensi (letterale, allegorico, morale e anagogico) ai poveri arrivavano gli echi di tali discussioni attraverso dei testi popolari, divertenti e di facile comprensione: i Bestiari.


Questi sono  testi dei sonetti tratti dal Bestiario Moralizzato di Gubbio che abbiamo visionato in classe e che avete iniziato ad analizzare. Il termine di consegna è della vostra analisi è la prossima lezione di letteratura Italiane di sabato. Buon lavoro.
Vi ricordo che i bestiari, nel medioevo erano libri "scientifici" nei quali si raccoglievano brevi descrizioni di animali (ma anche erbe e pietre), spesso senza alcuna distinzione tra animali reali ed immaginari. Alla parte scientifica si accompagnavano spiegazioni teologiche che illustravano ai lettori quale fosse l'insegnamento morale che Dio aveva voluto "aggiungere" all'atto della creazione dell'animale. (Gli uomini del Medioevo non avevano nessun dubbio che l'Universo era stato creato in funzione dell'Uomo e della sua Salvezza, per cui erano allenati a riconoscere le tracce del Disegno Divino in ogni creatura dell'Universo. Per esempio, il pellicano, che si riteneva desse da mangiare ai piccoli la carne del proprio petto, è segno in terra di Cristo-Eucarestia)

Il primo di questi testi è il Physiologus (il fisiologo, cioè lo studioso della natura), scritto in greco intorno al IV secolo e presto tradotto anche in latino, arricchito e rielaborato. Il Bestiario moralizzato di Gubbio è una "traduzione" popolare in antico volgare del Fisiologo, come dimostra la scelta della lingua volgare e la forma del sonetto.

Vi ricordo, in conclusione, che il fine di questo come di altri testi affini era l'interpretazione degli animali e delle loro caratteristiche in chiave simbolica e religiosa, per cui l'autore non si è fatto scrupolo di scrivere, nella parte scientifica, vere e proprie panzane (come quella del pellicano!) pur di trasmettere il senso morale

Bestiario_moralizzato_di_Gubbio: 2._De_lo_leone
Bestiario_moralizzato_di_Gubbio: 4._De_l'unicorno
Bestiario moralizzato di Gubbio: 7. De la volpe
Bestiario moralizzato di Gubbio: 12. De la capra
Bestiario moralizzato di Gubbio: 15. De la pantera
Bestiario moralizzato di Gubbio: 23. De la scinmia
Bestiario moralizzato di Gubbio: 27. De lo cane
Bestiario moralizzato di Gubbio: 40. Del pellicano

Se avete bisogno di aiuto cliccate sul leone nero qui sulla destra. Quando tutto avrete capito, rispondete sul padlet alla seguente domanda: 

I bestiari erano opere scientifiche?
Possiamo considerarli gli antenati dei moderni trattati di zoologia




per finire un consiglio di lettura: Manuale di zoologia fantastica.
Incontreremo spesso Borges nelle nostre lezioni



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