I seguenti versi sono tratti da un poema di 434 esametri latini che il vescovo di Laon Adalberone inviò a Re Roberto II di Francia nel 1025, in occasione della sua elezione al trono. Hermann Grosser spiega che: "nel testo va anzitutto notata la coesistenza di due enunciazioni contrastanti: l'eguaglianza di tutti gli uomini e, nel contempo, le loro differenze. Le quali sono di due tipi: anzitutto una differenza di condizione fra servo e signore e poi una differenza di ordine: coloro che pregano (oratores), coloro che combattono (bellatores), coloro che faticano (laboratores). L'autore non spiega come possa sussistere questo contrasto, che però è modellato sulla coesistenza di una e di tre persone in Dio, cioè sul dogma della Trinità: l'origine religiosa, sacrale dell'immagine trinitaria lo esime da ogni spiegazione. E d'altra parte modellare la società secondo uno schema teologico - la Trinità appunto - è per lui e per tanti altri teorici medievali la maggiore garanzia di perfezione, di corrispondenza fra il divino e l'umano.
La società teorizzata dal vescovo Adalberone di Laon è una società immobile, fissata una volta per sempre: ognuno dei tre ordini ha compiti precisi e non trasferibili all'altro, la condizione di servo e di signore non è modificabile. Certo, l'autore vede che la società si trasforma, che la piccola nobiltà irrequieta e il conseguente sorgere della cavalleria minano il potere regale, ma per tutta questa «corruzione» non c'è altro rimedio che la restaurazione dei modello trinitario. I versi dedicati alla condizione dei servi mettono certamente in luce un atteggiamento di umana pietà per i servi, che però non esclude la disistima per quei lavori che in un altro verso dei componimento Adalberone qualifica «vile occupazione mondana». Questa pietà d'altra parte non è tale da incrinare la tripartizione degli ordini e la loro immodificabilità; per l'esistenza di coloro che pregano e di coloro che combattono sono indispensabili coloro che faticano: il compianto per le loro «Iacrime» e i loro «lamenti senza fine» non mette in discussione il ruolo loro destinato." L'immagine è una miniatura tratta da un testo del 1523. Cristo, al centro della rappresentazione, distribuisce le parti, ordinando ai sacerdoti di pregare, ai contadini di lavorare e ai guerrieri di provvedere alla difesa del territorio. Non sorprenda che le parole di Adalberone fossero ancora attuali in pieno Rinascimento: l'ideologia dei tre ordini, sebbene un po' aggiornata, è alla base della società dell'Ancien Régime e si sarebbe dovuto attendere fino alla Rivoluzione Francese per vederla superata
Carmen ad Robertum Regem (vv. 1-34)
traduzione italiana di M. L. Picascia
traduzione italiana di M. L. Picascia
Così come creati, uguali son tutti gli uomini.
E unica è la casa di Dio, sotto un'unica Legge;
E una sola è la fede. Eppure triplice è l'ordine degli uomini.
La legge degli uomini distingue due condizioni diverse,
Perché servo e signore non hanno medesima legge
E fra i nobili, governano gli uni e regnano altri
E solido è il regno sotto il loro comando.
Altri ancora non sono posti sotto potere di altri
Se evitano i delitti proibiti dai re:
E sono i guerrieri, che proteggono la Chiesa
E tutti difendono, poveri e ricchi,
Con uguale fermezza difendendo se stessi.
Altro stato è quello dei servi,
Che è mondo di dolori, che nulla possiede senza fatica:
Chi mai potrà davvero su un abaco contare
Affanni, fatiche, disagi dei servi?
Dalle mani dei servi a tutti provengono ricchezze e tessuti:
Nessun uomo libero potrebbe mai vivere senza,
Ché quando la fatica s'impone e si brama il lusso e il denaro,
Pontefici e re diventano servi dei servi.
Dal servo, che egli sostenta, riceve cibo il signore.
E sono senza fine le lacrime e i lamenti dei servi.
Triplice è dunque la casa di Dio.
Unica essa è solo davanti alla fede,
Ché pregano gli uni, combattono altri, altri infine faticano.
Solidali fra loro, hanno inseparabili compiti
E con scambievole aiuto giova l'uno ai due altri
E tutti danno sostegno reciproco.
Unico e trino è dunque il vincolo che corre fra loro.
Così soltanto poté un tempo trionfare la legge
E poté il mondo raggiungere la pace.
Languiscono oggi le leggi e la pace svanisce
Corrotti i costumi, va stravolto l'ordine del mondo.
Ma tu, o re, stringi forte la lancia e a tutto soccorri,
Contro i malvagi serrando le redini della Giustizia.
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