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Le sei commedie di Terenzio





TRAMA DELLE COMMEDIE DI TERENZIO


166 a.C. ANDRIA (= la fanciulla di Andro): Fu rappresentata durante i Ludi Megalenses.
Panfilo ama Glicèrio, giovinetta arrivata ad Atene e sistematasi presso la meretrice Criside. Alla morte di questa, Simone, padre di Panfilo, scopre la relazione del figlio e vuole costringerlo a sposare Filùmena, figlia dell’amico Crèmete. Glicerio però è incinta, ma arriva un altro giovane, Carino, innamorato di Filumena. Davo, il servo furbo di Panfilo, mette il neonato di questo davanti alla porta di Cremete, il quale annulla le nozze. Si scopre che anche Glicera è figlia di Cremete e si celebrano i due matrimoni.
Il modello greco è l’ “ANDRIA” di MENANDRO, con alcune scene della “PERINTHIA”, come afferma Terenzio stesso nel prologo.

165, 160 a.C. fu rappresentata l’HECYRA (=la suocera). Pànfilo ama la meretrice Bàcchide, figlia di Fidìppo. Lachète gli fa sposare Filùmena, figlia di Fidippo. Dopo un periodo di rapporti freddi con la moglie, Panfilo inizia ad amarla, ma è costretto a recarsi a Imbro, isola dell’Egeo nordorientale, per l’eredità di un parente morto. Lascia con la moglie Filumena sua madre Sòstrata, ma al ritorno scopre che Filumena se ne è andata, si sospetta a causa di dissapori con la suocera. Panfilo scopre però un segreto che per ora conosceva solo la madre di Filùmena, Mìrrina: prima del matrimonio la promessa sposa è stata violentata da uno sconosciuto che le ha anche rubato un anello, e adesso sta per partorire. Panfilo è costretto a interrompere il matrimonio. Lachéte e Fidippo insistono per ricostruirlo. Fidippo accetta anche il bambino di Filumena, credendolo legittimo. Intanto Sostrata decide di andare a vivere in campagna per non essere vista come causa delle incomprensioni tra i due giovani.
Lachete e Fidippo credono infine che la causa del rifiuto di Panfilo sia il suo vecchio amore per Bacchide e vanno a parlare con lei. Bacchide svela che non c’è più niente tra lei e Panfilo e viene inviata da Filùmena per invitarla a tornare dal giovane. Qui Mirrina riconosce al dito della meretrice l’anello che aveva Filùmena la notte della violenza. Dato che l’anello era un regalo di Panfilo, questo significa che fu il giovane stesso a violentare Filùmena, e dunque il figlio risulta legttimo.

Il MODELLO è la commedia di Apollodoro di Caristo.
Nel 163 a.C. ai LUDI MEGALENSES fu rappresentata l’HEAUTONTIMORUMENOS (Il punitore di se stessi). E’ la festa di Dionisie, ma il vecchio Henedèmo lavora il suo campicello per punirsi.
Racconta infatti al vicino Cremète che suo figlio Clinia era innamorato di Antìfila, una fanciulla senza dote, e che lui lo ha allontanato facendolo arruolare come mercenario in Asia.
Intanto Clinia, in segreto, è tornato ed è ospite da Clitifòne, figlio di Cremète.
Clitifòne è innamorato della ricca meretrice Bacchide. Cremète è ingannato e fatto convincere che Bacchide sia Antifila ed egli va a riferire al vicino Menedèmo che la giovane è ora ricca. Egli acconsentirebbe subito alle nozze, ma Cremète gli consiglia di non essere troppo prodigo e di fingere almeno di farsi raggirare dal servo furbo. Mentre il servo Siro di Cremete ordisce i suoi inganni, la moglie di quest’ultima scopre che Antifila è loro figlia, abbandonata da lei perché Cremete voleva ucciderla per non doverle poi fornire una dote in futuro.
Clinia e Antifila si sposano e Clitifòne rinsavisce e viene perdonato.

Nel 161 a.C. ai LUDI ROMANI è rappresentato l’EUNUCUS (L’eunuco).
Fedria ama l’etera Taide. Ella ha anche un altro spasimante, il soldato Trosòne, che le regala Panfila, una giovinetta resa schiava dal crudele zio che l’ha venduta.
Taide ne è a conoscenza e la tratta come sua pari. In gara col soldato, Fedria acquista un eunuco da regalare a Taide, ma il fratello di questo, Cherèa, che ha visto Panfila e se ne è innamorato, si sostituisce all’eunuco, approfitta della fanciulla e scappa.
Compare un terzo amico di Taide, Cremete, che apprende dalla meretrice di essere fratello di Panfila. Trasòne, geloso di Cremete, vuole portare via la fanciulla con l’aiuto del parassita Gnatòne, ma Cremete e Taide riescono a impedirglielo. Cherea scopre la verità su Panfila e la sposa. Taide e Trasòne fanno a mezzo dell’amore di Fedria.
Il modello è Meandro.

Nel 161 a.C. ai LUDI ROMANI fu rappresentato il PHORMIO (Formione).
Due fratelli, Cremète e Demifòne, sono partiti da Atene lasciando i rispettivi figli, Fedria e Antifòne, al servo Geta. Fedria ama una citarista (suonatrice di cetra) e deve riscattarla.
Anrifòne ama Fanio, una cittadina povera, che sposa fingendo di essere il suo parente più prossimo (per la legge ateniese, se una ragazza è senza dote, il parente più prossimo deve mantenerla e quindi sposarla). L’inganno riesce grazie allo scaltro parassita Formione, chiamato dal servo Geta.
Demifòne torna a casa e disapprova il matrimonio.
Torna anche Cremète e anche lui disapprova: aveva infatti meditato di far sposare il nipote con una sua figlia illegittima di cui sua moglie Nausistrata non sapeva nulla.
Allora Formione propone di sposare lui stesso Fanio, in cambio di trenta mine che servono in realtà a riscattare da lenone la citarista amata da Fedria. Egli la riscatta. Si scopre che è proprio Fania la figlia di Cremète. Demifòne rivuole le trenta mine di Formione, ma lui chiama in causa la moglie di questo, Nausistrata, rivelandole le relazioni del marito e questa, una volta perdonatolo, propone un’amnistia finale.

Nel 160 a.C. è messa in scena l’ADELPHOE (I fratelli).
Il vecchio Demea ha due figli: Ctesifone, da lui cresciuto con gli ideali tradizionali in campagna, ed Eschino, vissuto con lo zio Micione in città, ed educato “alla greca”, cioè con costumi più morbidi.
Ctesifone ama la cortigiana Bacchide ed Eschino la ruba per lui, mettendo in crisi il rapporto con la povera cittadina Panfila (che da lui aspetta un figlio).
Il vicino Egione fa luce sui fatti e Demea rimane sorpreso: il figlio depravato è proprio Ctesifone! Nel finale Eschino cambia del tutto atteggiamento e diventa fin troppo liberale (fa sposare a Micione la madre di Bacchide, Sostrata, gli fa liberare schiavi ed elargire soldi).

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