L'epistolario
Il Principe
Notevole montaggio realizzato dagli alunni del Liceo Scientifico di Altamura utilizzando frammenti di Bignomi, di fiction televisive e video originaliLa mandragola (treccani.it)
Sin dai primi anni del Cinquecento inizia una vera e propria produzione teatrale in lingua volgare. Destinatario è il pubblico delle corti, gli spettacoli sono allestiti in sale adattate per l’occasione durante feste o celebrazioni particolari.
Nel 1518, Machiavelli scrive la Mandragola, a pochi anni dai primi esperimenti di Ariosto (La Cassaria del 1508 e I Suppositi del 1509) e del Bibbiena (La Calandria del 1513). L’opera, che fu rappresentata in occasione delle nozze di Lorenzo de’ Medici, il duca di Urbino, nipote del Magnifico, ebbe molto successo e venne pubblicata e replicata numerose volte.
TRAMA
Il giovane e ricco Callimaco, tornato da Parigi a Firenze si serve dell’aiuto del parassita Ligurio per sedurre la bella e casta Lucrezia. Ligurio ha l’idea di sfruttare la stupidità del marito di lei, Nicia, desideroso di avere un erede, ma...... continua a leggere su treccani.it
STRUTTURA
La commedia è divisa in cinque atti e comprende un prologo e cinque canzoni, una che precede il prologo, le altre quattro a chiudere ciascun atto.
La vicenda si sviluppa intorno al doppio tema della beffa (incarnata nei personaggi di Nicia, la vittima, e Ligurio, l’artefice) e dell’amore(incentrato sui personaggi di Callimaco e Lucrezia).
I modelli di riferimento sono, quindi, il teatro classico, da cui l’autore trae l’impianto generale, la novellistica italiana e Boccaccio in particolare da cui trae la materia narrata, l’articolazione e la psicologia dei personaggi. Machiavelli utilizza il procedimento, tipico della commedia rinascimentale, della contaminatio.
Se la beffa ordita ai danni di uno sciocco e l’amore contrastato sono temi già presenti nelle commedie plautine, tuttavia il modello di riferimento è sicuramente il Decameron e, in particolare, le novelle della VII e VIII giornata.
ANALISI E CONFRONTO CON IL PRINCIPE
Pur appartenendo a due generi molto diversi, il Principe e la Mandragola hanno molti elementi di contatto, primi fra tutti la logica dell’utile e l’intelligenza a essa applicata. In entrambe le opere c’è l’intento palese di analizzare e mostrare la verità effettuale dei mezzi con cui l’uomo arriva a raggiungere i suoi fini, spostando la prospettiva dallo scenario vasto della politica a quello della vita privata e utilizzando il linguaggio della comicità.
Si tratta, tuttavia, di una comicità amara e spietata poiché, se lo scopo dell’agire politico ha una ‘intenzione alta’, i personaggi della Mandragola mettono in campo tutte le loro migliori energie, le loro virtù, per uno scopo greve e volgare: il soddisfacimento dell’amore sensuale e l’interesse economico.
In qualche modo, si può dire che le virtù del Principe siano distribuite in tutti i personaggi, anche se sicuramente Ligurio lo rappresenta in modo più completo.
È lui, infatti, il vero protagonista della vicenda, un personaggio ben diverso dai parassiti o dai servi scaltri della commedia classica, poiché non agisce per un tornaconto personale (elemosine, cene, privilegi, ecc.). La sua azione è mossa dal puro piacere intellettuale di vedere realizzato un piano ben congenato, di verificarne l’efficacia e la perfezione. E il piano funziona grazie alla logica perfetta, all’acume dimostrato nel comprendere l’animo umano, al tempismo, alla sfrontatezza e alla capacità di adattamento alle circostanze.
Callimaco (il cui nome significa ‘combattente per la bellezza’) è il diretto beneficiario di tutta l’azione, incarna al tempo stesso la passionalità nobile e la carnalità più bassa, possiede il coraggio, l’intraprendenza e l’energia vitale dell’uomo che costruisce il suo destino, sfruttando opportunamente le condizioni favorevoli e gli aiuti che gli vengono offerti dalla fortuna.
Come Ligurio, anche fra’ Timoteo è portatore di una lucida intelligenza, di un’acuta capacità di calcolo delle opportunità e di rapido adattamento alle circostanze. Esclude le regole morali dal proprio agire (il significato del suo nome ‘colui che onora Dio’ è palesemente ironico), ma tale comportamento, a differenza del Principe, è dettato dall’interesse e dall’avidità. Inoltre, non essendo uomo d’azione come Ligurio, proprio a lui sono affidati i momenti meditativi della commedia, con un effetto comico paradossale, ma profondamente amaro.
Anche in Lucrezia possiamo riscontrare una delle virtù maggiormente esaltate nel Principe ovvero la capacità di adattamento, diaccettare la fortuna e adeguarvisi, prevedendone le variabilità (cap. XXV del Principe). È interessante notare che quella virtù che viene presentata come più difficile da raggiungere, proprio per la resistenza dell’uomo di fronte ai cambiamenti, nella commedia sia attribuita a una donna.
La figura dello sciocco beffato, nella commedia impersonato da Nicia, è già presente nella tradizione teatrale classica e nella novellistica italiana, ma il personaggio creato da Machiavelli è molto più complesso e articolato e non si risolve nella sola semplicioneria. Nicia, come gli altri personaggi, ha un obiettivo preciso e, con cinismo gretto e amorale, è intenzionato a raggiungerlo anche a costo della morte di un uomo. È avaro e disonesto, prepotente con la moglie e preoccupato solo dalle possibili conseguenze legali delle sue azioni. Se da una parte è il centro dell’azione comica della commedia, rivela al tempo stesso gli aspetti più sinistri e bassi della natura umana e contribuisce a fornire una visione pessimistica della realtà in quanto, alla fine, anche se beffato, ha tuttavia ottenuto il suo scopo, come tutti gli altri.
Il lieto fine, proprio della commedia ma paradossale nella Mandragola, fornisce un ulteriore elemento di parallelismo con l’opera politica. I personaggi si riuniscono in chiesa per celebrare, in una sorta di consacrazione parodistica, ciò che ciascuno ha ottenuto: tutti hanno violato le regole morali, vittime e artefici, ma ora tutti sono soddisfatti del nuovo stato di cose. In questo senso entrambe le opere sono dominate dalla stessa visione pessimistica dell’uomo, malvagio e portato per natura a perseguire i suoi interessi egoistici e materiali.
Tale visione nella Mandragola è amplificata per contrasto e resa più amara dalla veste comica data dal genere teatrale che apparentemente dissimula il disincanto, ma scaturisce dalla sproporzione tra logica razionale e perfezione del piano, da un lato, e banalità dello scopo dall’altro; nonché tra forma del discorso (alto e logico) e materia vile e grossolana.
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