Passa ai contenuti principali

Note ai viaggi di Colombo



Le navi


La Pinta (in spagnolo: la "Dipinta") fu la nave dalla quale Rodrigo de Triana avvistò per primo l'America. Il vero nome dell'imbarcazione è sconosciuto, sappiamo che era una caravella
Le altre navi della spedizione di Colombo furono la Niña e la Santa María. La Pinta e la Niña sopravvissero al viaggio di ritorno, a differenza dell'ammiraglia che finì incagliata su un banco di corallo presso Haiti, durante una navigazione notturna.

La Niña (spagnolo: "bambina") Il vero nome della Niña era Santa Clara. Il soprannome Niña era probabilmente un riferimento scherzoso al nome del proprietario, Juan Niño. Era una caravella lunga circa 20 m,


La Santa María, anche nota come La Gallega, fu l'Ammiraglia della flotta di Cristoforo Colombo (fintanto che rimase a galla: incagliatasi il giorno di Natale del 1492 sulle rive di Haiti, causa inesperienza del timoniere, la nave fu parzialmente smantellato per ottenere legni per Forte La Navidad, il primo insediamento spagnolo nel Nuovo Mondo. Lo scafo della Santa María rimase dov'era ed è oggi oggetto di una serrata caccia al relitto apparentemente priva di conclusione positiva.

Rispetto alla Niña ed alla Pinta che erano delle caravelle, la Santa María era un legno decisamente più grande, appartenente alla categoria delle saracche o più precisamente era una nau, grande nave per la navigazione transoceanica sviluppate da portoghesi e genovesi nel corso del XV secolo.

Si ritiene che Santa María possa essere stato anche il nome dell'Ammiraglia di cui Colombo si servì durante il secondo viaggio attraverso l'Atlantico (viaggio al quale parteciparono anche sia la Niña sia la Pinta), seppur l'unico dato certo sul nome della nave deriva da fonti italiane e la vorrebbe battezzata "Marigalante". Anche quel legno era di proprietà di Juan de la Cosa.


Primo viaggio



La partenza avvenne alle sei del mattino del 3 agosto 1492 da Palos de la Frontera,con rotta verso le Isole Canarie per sfruttare i venti. 

Il 6 agosto si ruppe il timone della Pinta e si credette a un'opera di sabotaggio, quindi furono costretti a uno scalo di circa un mese a La Gomera per le necessarie riparazioni. La Pinta giunse con due settimane di ritardo a causa dell'avaria, tanto che Colombo pensò di sostituirla con un'altra caravella. Si approfittò della sosta per modificare anche la velatura della Niña, trasformandola da latina a quadra per meglio adeguarla alla navigazione oceanica.

Le tre navi ripresero il largo il 6 settembre spinte dagli alisei, dei quali Colombo conosceva l'esistenza. Questi venti spirano sempre da est verso ovest formando stabilmente una striscia di nuvole galleggiante nell'aria, tanto che l'ammiraglio nel giornale di bordo scrisse: «Si naviga come tra le sponde di un fiume». 
Le caravelle navigarono per un mese senza che i marinai riuscissero a scorgere alcuna terra. Il 16 settembre le caravelle cominciarono a entrare nel Mar dei Sargassi e Colombo approfittò dello spettacolo delle alghe galleggianti (un fenomeno tipico di questo mare) per sostenere che tali vegetali erano sicuramente indizi di terra vicina (cosa in realtà non vera), tranquillizzando temporaneamente i suoi uomini.[36]

A partire dal giorno 17 si osservò con stupore il fenomeno assolutamente sconosciuto della declinazione magnetica: la bussola indicava il polo magnetico distaccandosi sempre più dal nord geografico, col rischio di allontanare le navi dalla loro rotta.

Il 6 ottobre Colombo registrò di aver percorso 3652 miglia, già cento in più di quante ne aveva previste. 

Il giorno 10 vi fu un principio di ammutinamento;Colombo, più che mai fermo nella propria idea e forte degli studi che aveva compiuto nel corso del viaggio, riuscì forse a ottenere un accordo: se entro tre o quattro giorni le vedette non avessero scorto alcuna terra le caravelle sarebbero tornate indietro] o si sarebbe deciso diversamente.

Giovedì 11 ottobre si ebbero alcuni segnali positivi: furono avvistati diversi oggetti fra cui un giunco, un bastone e un fiore fresco che un marinaio pescò in mare: soltanto la vicinanza della terra emersa poteva giustificare questi ritrovamenti. Durante la notte Colombo si disse convinto di avere intravisto in lontananza una luce, "come una piccola candela che si levava e si agitava".
venerdì 12 ottobre 1492 che Rodrigo de Triana, a bordo della Pinta, distinse finalmente la costa
(tuttavia, il premio in denaro promesso al primo che avesse avvistato la terra fu aggiudicato a Colombo).

La mattina del 12 ottobre le caravelle riuscirono a trovare un varco nella barriera corallina e gli equipaggi riuscirono a sbarcare su un'isola chiamata, nella lingua locale, Guanahani, che Colombo battezzò con il nome di: Isola di San Salvador; 


«Gli abitanti di essa [...] mancano di armi, che sono a loro quasi ignote, né a queste son adatti, non per la deformità del corpo, essendo anzi molto ben formati, ma perché timidi e paurosi [...] Del resto, quando si vedono sicuri, deposto ogni timore, sono molto semplici e di buona fede, e liberalissimi di tutto quel che posseggono: a chi ne lo richieggia nessuno nega ciò che ha, ché anzi essi stessi ci invitano a chiedere»
(Cristoforo Colombo, prima relazione sul viaggio nel Nuovo Mondo, 14 marzo 1493)


il Te Deum[93] consumando poi un pranzo con il rito della "salva", solitamente riservata alla stirpe di sangue reale.[94] I sovrani lo sollecitarono infine a intraprendere una seconda spedizione.


Commenti

Post popolari in questo blog

Cosa vuol dire: "Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus"

La soluzione, la dà lo stesso Umberto Eco nelle "Postille a Il nome della rosa ": «Bernardo varia sul tema dell' ubi sunt (da cui poi il mais où sont les neiges d'antan di François Villon ) salvo che Bernardo aggiunge al topos corrente (i grandi di un tempo, le città famose, le belle principesse, tutto svanisce nel nulla) l'idea che di tutte queste cose scomparse ci rimangono puri nomi». Quella di Eco è una spiegazione volutamente sintetica e alla fine si ha l'impressione di non aver capito bene il senso delle ultime parole di Adso. La soluzione, ovviamente la troviamo anche su wikipedia , ma è una soluzione troppo dettagliata e tecnica e alla fine si ha l'impressione di non aver capito niente delle senso delle parole di Adso. In questi casi la cosa migliore da fare è controllare la fonte. Pazienza se è in latino. Caesar et nudus es et prope nullus es; O ferus ille! Nunc ubi Marius atque Fabricius, inscius auri? Mors ubi nobilis et mem

Testo argomentativo sul Decameron

"“ Il Decameron fissa un livello stilistico tale per cui le novelle, ossia racconti realistici, diventano un puro intrattenimento, degno di un pubblico di aristocratici e di uomini colti" Composizione guidata: La tesi di Auerbach afferma due cose: che il Decameron era apprezzato da un pubblico colto e che per la prima volta un pubblico colto apprezzava il genere della novella (che è l’antesignana dei moderni romanzi). Per validare la tesi, in questo saggio ci si concentra su tre argomenti: 1) Lo stile 2) I narratari 3) L’atmosfera della cornice 1.1 Riguardo al livello stilistico si può dire che il Decameron è..: 1.2 Lo stile di Boccaccio è…… (si parla delle simmetrie nella struttura, ordine delle parole della frase… i periodi e si fanno esempi) 1.3 Il ruolo della prosa nel Trecento… (Era per specialisti. Fare esempi di opere in prosa: de Vulgari eloquentia, prosa scientifica o teologica in latino vista all’inizio dell’anno, libri di Stor

Dante nella “Commedia”: doppio ruolo, duplice scopo

Il testimone/autore che ha “visto”, “compreso” e rende lode e il pellegrino/personaggio che indica la “strada” percorrendola insieme al lettore. di Claudio Mengarelli  Nel periodo che segue la morte di Beatrice, Dante ha un “profondo smarrimento” che lo porta a riflettere sul senso della vita. Utilizza, quindi, la figura retorica dell’allegoria, con la quale un concetto viene evidenziato attraverso un'immagine che ne “sintetizza/illustra” il senso, per produrre un'opera in cui esprime le sue idee le sue riflessioni e la sua visione del mondo. Visualizza tutto questo come un viaggio di sette giorni, attraverso i tre Regni metafisici, a cui si rifà la teologia Cristiana, per inquadrare la vita ultraterrena, in attesa del Giudizio Universale: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Il suo è un viaggio di salvezza che conduce dall’oscurità alla luce, dallo smarrimento (la selva oscura), alla comprensione degli errori compiuti, dal male al bene, dalla bestialità dell’uomo (l