Passa ai contenuti principali

Quattro umanisti

Leggete e votate il vostro umanista preferito, ma alla fine ci sarà il voto del dipartimento di Lettere che potrà confermare o ribaltare il risultato

Attraverso i ritratti di Raffaello: 




L'uomo del ritratto è Baldassarre Castiglione (6 dicembre 1478 – 8 febbraio 1529), umanista, letterato, diplomatico, "il miglior cavaliere del mondo" secondo l'imperatore Carlo V. Fu a servizio del Papa, dei Gonzaga, dei Montefeltro, degli Sforza. La sua opera più famosa è Il Cortegiano, un trattato in forma di dialogo nel quale si delinea  chi sono e quali sono i compiti di un uomo di corte e di una "dama di palazzo" (a dire "cortegiana" si allude a un'altro mestiere, quindi state attenti ai termini che usate), chi meglio di lui poteva dirlo?
Lo scenario del trattato è quello della corte di Urbino,le conversazioni si immaginano durante serate di festa alla corte dei Montefeltro, attorno alla duchessa Elisabetta Gonzaga.

Il giovane qui rappresentato è (probabilmente) Pietro Bembo (1470-1547). Di origini partizie, viaggiò molto e fu ospite presso molte corti. Imparò il greco a messina, si laureò a Firenze, visse a lungo a Ferrara dove conobbe Lucrezia Borgia. Fu un poeta e soprattutto un umanista di grandissima autorità
E' considerato l'iniziatore del Petrarchismo (proponeva lo stile del poeta come esempio di purezza lirica e come modello assoluto sia per la poesia in volgare sia per quella latina). I più importanti dei suoi scritti in volgare di questo periodo sono Gli Asolani un dialogo sull'amore ambientato alla corte della "povera" Caterina Cornaro regina di Cipro, stampati da Aldo Manuzio (Venezia 1505) e dedicati a Lucrezia Borgia.


Lucas Cranach il Giovane. Bembo cavaliere di Malta. Il tempo passa per tutti

nel 1525 Bembo pubblica a Venezia l'opera che ci interessa di più le Prose della volgar lingua, il documento più autorevole della "questione sulla lingua" cui dedicheremo il cuore della nostra lezione Le "Prose" ebbero un'influenza decisiva sullo sviluppo della lingua italiana. Bembo vi propose di utilizzare la lingua usata da Petrarca per le opere in versi e quella di Giovanni Boccaccio per i testi in prosa. 

Attraverso i ritratti di Tiziano: 

Tiziano, ritratto di b. castilgione.jpg
Baldassar Castiglione



Questo sopra è sempre il Bembo. siamo verso verso il 1540. Verso i cinquant'anni ha preso gli ordini e in men che non si dica si è ritrovato cardinale (prima ancora di diventare prete, ma c'è chi nello stesso tempo è diventato addirittura papa, quindi non sorprendiamoci più di tanto) 

Quello sotto è l'Aretino (1492-1556), il più amato, temuto e odiato tra gli scrittori del '500. Non c'entra molto con la nostra lezione ma c'era pure lui in giro per l'Italia in quei ruggenti anni Venti
«Qui giace l'Aretin, poeta Tosco,
che d'ognun disse mal, fuorché di Cristo,
scusandosi col dir: "Non lo conosco"!»
(Ironica epigrafe indirizzata all'Aretino da Paolo Giovio)


Il grande Dizionario del lessico erotico della Utet riporta 20000 e passa lemmi. La metà provengono dalle opere dell'Aretino. A scuola non si leggono ma molti italiani lo conoscono grazie al cinema. In effetti molti sono i film in cui compare il personaggio di Pietro Aretino...
Quasi tutti i film italiani su Pietro Aretino sono di genere demenziale, erotico e comico allo stesso tempo, tipico del filone "decamerotico".

...e si salvò solo l'Aretino Pietro, con una mano davanti e l'altra dietro... di Silvio Amadio (1972)
Le notti peccaminose di Pietro l'Aretino di Manlio Scarpelli (1972)
Fiorina la vacca di Vittorio De Sisti (1972)
Fratello homo sorella bona di Mario Sequi (1972)
Novelle galeotte d'amore di Antonio Margheriti (1972)
Decameron '300 di Mauro Stefani (1972)
Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno di Bitto Albertini (1972)
L'Aretino nei suoi ragionamenti sulle cortigiane, le maritate e... i cornuti contenti di Enrico Bomba (1972)
...e continuavano a mettere lo diavolo ne lo inferno di Bitto Albertini (1973)
Fra' Tazio da Velletri, di Romano Gastaldi (e Aristide Massacesi) (1973)
I giochi proibiti de l'Aretino Pietro di Piero Regnoli (1973)
Storie scellerate di Sergio Citti (1973)
Novelle licenziose di vergini vogliose di Michael Wotruba (Aristide Massaccesi) (1973)
Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi (2001)

Il terzo è il negletto Gian Giorgio Trissino

Era più giovane di ca. 10 anni rispetto agli altri. Per quanto famoso nessuna delle sue idee né sulla grammatica né sulla
Uno sconfitto-ma-grande. Anzi forse il suo problema era che, nonostante l'impegno encomiabile in tutti i campi del sapere forse non aveva davvero talento. Esagerava e nessuno alla fine gli andò dietro.
A noi i perdenti piacciono e andremo a sentire cosa diceva




Il quarto è Machiavelli (1469-1527)





Qui lo studiamo come teorico della lingua. Secondo me aveva ragione lui, ma Machiavelli è un'altro di quelli che non hanno avuto troppa fortuna nella vita. (molta, molta di più ne ha avuta in morte). Anche nella questione della lingua alla fine l'ha spuntata il Bembo.



Commenti

Post popolari in questo blog

Cosa vuol dire: "Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus"

La soluzione, la dà lo stesso Umberto Eco nelle "Postille a Il nome della rosa ": «Bernardo varia sul tema dell' ubi sunt (da cui poi il mais où sont les neiges d'antan di François Villon ) salvo che Bernardo aggiunge al topos corrente (i grandi di un tempo, le città famose, le belle principesse, tutto svanisce nel nulla) l'idea che di tutte queste cose scomparse ci rimangono puri nomi». Quella di Eco è una spiegazione volutamente sintetica e alla fine si ha l'impressione di non aver capito bene il senso delle ultime parole di Adso. La soluzione, ovviamente la troviamo anche su wikipedia , ma è una soluzione troppo dettagliata e tecnica e alla fine si ha l'impressione di non aver capito niente delle senso delle parole di Adso. In questi casi la cosa migliore da fare è controllare la fonte. Pazienza se è in latino. Caesar et nudus es et prope nullus es; O ferus ille! Nunc ubi Marius atque Fabricius, inscius auri? Mors ubi nobilis et mem

Testo argomentativo sul Decameron

"“ Il Decameron fissa un livello stilistico tale per cui le novelle, ossia racconti realistici, diventano un puro intrattenimento, degno di un pubblico di aristocratici e di uomini colti" Composizione guidata: La tesi di Auerbach afferma due cose: che il Decameron era apprezzato da un pubblico colto e che per la prima volta un pubblico colto apprezzava il genere della novella (che è l’antesignana dei moderni romanzi). Per validare la tesi, in questo saggio ci si concentra su tre argomenti: 1) Lo stile 2) I narratari 3) L’atmosfera della cornice 1.1 Riguardo al livello stilistico si può dire che il Decameron è..: 1.2 Lo stile di Boccaccio è…… (si parla delle simmetrie nella struttura, ordine delle parole della frase… i periodi e si fanno esempi) 1.3 Il ruolo della prosa nel Trecento… (Era per specialisti. Fare esempi di opere in prosa: de Vulgari eloquentia, prosa scientifica o teologica in latino vista all’inizio dell’anno, libri di Stor

Dante nella “Commedia”: doppio ruolo, duplice scopo

Il testimone/autore che ha “visto”, “compreso” e rende lode e il pellegrino/personaggio che indica la “strada” percorrendola insieme al lettore. di Claudio Mengarelli  Nel periodo che segue la morte di Beatrice, Dante ha un “profondo smarrimento” che lo porta a riflettere sul senso della vita. Utilizza, quindi, la figura retorica dell’allegoria, con la quale un concetto viene evidenziato attraverso un'immagine che ne “sintetizza/illustra” il senso, per produrre un'opera in cui esprime le sue idee le sue riflessioni e la sua visione del mondo. Visualizza tutto questo come un viaggio di sette giorni, attraverso i tre Regni metafisici, a cui si rifà la teologia Cristiana, per inquadrare la vita ultraterrena, in attesa del Giudizio Universale: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Il suo è un viaggio di salvezza che conduce dall’oscurità alla luce, dallo smarrimento (la selva oscura), alla comprensione degli errori compiuti, dal male al bene, dalla bestialità dell’uomo (l