"Il 1066 fu un anno indimenticabile: La Dieta di Trebur riconobbe i diritti del giovane principe Enrico e nel nord Guglielmo il Bastardo confermò il nuovo agnomen sulle bianche spiagge di Hasting, a spese dell'anima miscredente di Aroldo del Wessex."
L’Arazzo di Bayeux (che in realtà è un ricamo di fili di lana tinta sopra una tela di lino) è così famoso, ma così famoso che lo conoscevamo pure noi. Ve lo ricordate il Turoldus della Chanson de Roland, vero?
E' un documento storico unico: narra i principali episodi che hanno permesso al duca di Normandia, Guglielmo detto il Bastardo (in quanto figlio naturale del duca Roberto e della figlia di un conciatore di pelli) di conquistare il trono d’Inghilterra e di diventare Guglielmo il Conquistatore.
Racconta gli eventi dal 1064 al 1066, anno della decisiva battaglia di Hastings, e per farlo mette in scena 623 persone, 505 animali di specie differenti, 202 tra cavalli e bestie da soma, 55 cani, 41 imbarcazioni e 49 alberi, lungo un rotolo di lino di 70 metri, largo circa 50 centimetri, composto da otto elementi cuciti tra loro, con fili di lana di otto colori diversi, fino a formare una specie di fumetto del Medioevo, scritto nella stoffa, anziché su carta.
L’arazzo fu tessuto tra il 1070 e il 1077 per volere del vescovo Odone, il fratellastro di Guglielmo il Conquistatore raffigurato sulla tela in più di una scena. Il luogo di produzione dovrebbe essere Canterbury, dove si trovava una rinomata scuola di tessitori. È anche probabile che il modello fosse stato elaborato da un solo uomo, il che spiegherebbe l’omogeneità del disegno per tutti i 70 metri della lunghezza, mentre il lavoro di tessitura dovette essere affidato a una squadra di donne.
Sappiamo che l’arazzo venne esposto almeno a partire dal 1476 nella cattedrale di Bayeux nel mese di luglio, in occasione della festa delle reliquie, ma è verosimile che questo fosse anche il suo scopo originario. Secondo una corrente interpretazione, infatti, il suo vero soggetto non sarebbe la conquista dell’Inghilterra, bensì la dimostrazione del fatto che una terribile punizione colpisce chi spergiura sulle reliquie (nel caso specifico, re Aroldo, o Harold).
Fu nel 1724 che l’arazzo iniziò a interessare gli studiosi: venne prima compresa la sua importanza e quindi un ecclesiastico, Bernard de Montfaucon, ne pubblicò per la prima volta una parte.
E' un documento storico unico: narra i principali episodi che hanno permesso al duca di Normandia, Guglielmo detto il Bastardo (in quanto figlio naturale del duca Roberto e della figlia di un conciatore di pelli) di conquistare il trono d’Inghilterra e di diventare Guglielmo il Conquistatore.
Racconta gli eventi dal 1064 al 1066, anno della decisiva battaglia di Hastings, e per farlo mette in scena 623 persone, 505 animali di specie differenti, 202 tra cavalli e bestie da soma, 55 cani, 41 imbarcazioni e 49 alberi, lungo un rotolo di lino di 70 metri, largo circa 50 centimetri, composto da otto elementi cuciti tra loro, con fili di lana di otto colori diversi, fino a formare una specie di fumetto del Medioevo, scritto nella stoffa, anziché su carta.
L’arazzo fu tessuto tra il 1070 e il 1077 per volere del vescovo Odone, il fratellastro di Guglielmo il Conquistatore raffigurato sulla tela in più di una scena. Il luogo di produzione dovrebbe essere Canterbury, dove si trovava una rinomata scuola di tessitori. È anche probabile che il modello fosse stato elaborato da un solo uomo, il che spiegherebbe l’omogeneità del disegno per tutti i 70 metri della lunghezza, mentre il lavoro di tessitura dovette essere affidato a una squadra di donne.
Sappiamo che l’arazzo venne esposto almeno a partire dal 1476 nella cattedrale di Bayeux nel mese di luglio, in occasione della festa delle reliquie, ma è verosimile che questo fosse anche il suo scopo originario. Secondo una corrente interpretazione, infatti, il suo vero soggetto non sarebbe la conquista dell’Inghilterra, bensì la dimostrazione del fatto che una terribile punizione colpisce chi spergiura sulle reliquie (nel caso specifico, re Aroldo, o Harold).
Fu nel 1724 che l’arazzo iniziò a interessare gli studiosi: venne prima compresa la sua importanza e quindi un ecclesiastico, Bernard de Montfaucon, ne pubblicò per la prima volta una parte.
Il racconto a vignette con qualche didascalia di commento risulta tanto innovativo sul piano grafico da suscitare da esso stesso l’ammirazione; eppure all’interesse dell’opera stessa bisogna aggiungere l’abbondanza di dati informativi da essa recata, sia a proposito delle vicende e dei personaggi, sia su non pochi aspetti della vita quotidiana all’epoca della conquista dell’Inghilterra capeggiata da Guglielmo il Conquistatore.
Innumerevoli studi sono stati dedicati ai vari aspetti dell’opera, quali la legittimità delle pretese di ognuno dei due eroi, alcuni tratti del racconto, l’identificazione dei personaggi di secondo piano, le risorse di questo "servizio" dell’XI secolo; vengono anche messi a confronto il lavoro del ricamo con quello scultoreo e miniaturistico di quell’epoca. Non manca qualche interpretazione fantasiosa, come il discutere, continuamente e poco seriamente, sull’autenticità di un’opera che comunque tiene per sé qualche segreto, come quelle misteriose scenette ricamate nel registro inferiore, fungenti da contrappunto al racconto principale.
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