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Un uomo di grande ingegno, poeta cioè Jacopone da Todi


Foglio 46v del Laudario di Cortona, con il brano "Plangiamo quel crudel basciar[e]"
Bonifacio se la legò al dito: quando finalmente riuscì a mettere le mani su Jacopone, che era fra l’altro uno straordinario uomo di teatro, lo sbatté in galera, seduto, costretto a rimanere in questa posizione, mani larghe e piedi legati, per cinque anni, incatenato sulle proprie feci. E si racconta che dopo cinque anni, quando usci grazie alla sopravvenuta morte del papa, questo povero frate, ancora giovanissimo, non riusciva più a camminare: era costretto a trascinarsi in giro piegato in due…


A proposito. Tre domande:
  1. Chi era Jacopone da Todi? 
  2. Cos'erano le Laude? 
  3. Chi le cantava, quando, perché, dove?

A proposito. Tre risposte:
  1. Rispondo dopo
  2. Erano canti religiosi, pensati per le esigenze della liturgia e per le varie festività dell'anno (in particolare per i tempi fori della Quaresima e dell'Avvento)
  3. Si diffondono a partire dagli Anni Trenta del Duecento (la Laus creaturarum di Francesco d'Assisi può essere considerata un prototipo). Erano cantate da compagnie di laudesi, gruppi informali di laici e religiosi che si incontravano in un oratorio per pregare e cantare insieme.
Il Laudario di Cortona (il Ms. 91 della Biblioteca comunale di Cortona e dell'Accademia Etrusca) conserva la più grande collezione di Laudi e con tanto di notazioni musicali. Tra gli oltre cento testi ce ne sono alcuni di o attribuiti a Jacopone da Todi.
Per saperne di più sul Laudario di Cortona e la sua traduzione in musica leggete questo articolo dell'Ensemble Micrologus




Troppo perde il tempo chi ben non t'ama, (x)
dolce amor Jesù, sovr'ogni amore.  (y)

Amor, chi t'ama non sta otioso, (a)
tanto gli par dolce de Te gustare, (b)
ma tutto sol vive desideroso (a)
come Te possa stretto più amare. (b) 
Ch'a tanto sta per Te lo cor gioioso (a)
 chi nol sentisse nol savria parlare (b)
quant'è dolce gustar lo tuo savore. (y)


Jacopone, la cui storia personale meriterebbe una lezione a sé, ha scritto laude molto originali; non solo testi con funzione liturgica, ma anche canzoni che trattano temi ascetici, teologici e anche politici. E alcuni grandiosi drammi liturgici:


O Segnor, per cortesia,
Mannane la malsania

A me la freve quartana,
la contina e la terzana,
la doppia cotidïana
co la granne etropesia.

A me venga mal de denti,
mal de capo e mal de ventre,
a lo stomaco dolor pognenti,
e ’n canna la squinanzia...




«Donna de Paradiso,
lo tuo figliolo è preso
Iesù Cristo beato.

Accurre, donna e vide
che la gente l’allide;
credo che lo s’occide,
tanto l’ho flagellato»










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