Viviamo in provincia,è come vivere in un piccolo paese. Spesso, molti luoghi comuni che si sentono hanno fondi ben ancorati alla verità. Specialmente riguardo ad alcuni temi. Altre volte proprio no.
Oggi, andando a trovare una mia amica e il suo bambino, mi sono imbattuto in una giovanissima ragazza, incinta, accompagnata dalla madre.
Ho incrociato il suo sguardo, il suo viso lievemente arrossato. Un gruppo di persone la guardava con insistenza.
Mi è tornata alla mente una poesia di Giovanni Giudici, di una bellezza fulminante, che riassume, in pochi versi, un universo di pregiudizi che fatica a sollevarsi dalla superficie.
Me la immagino col volto fresco di quella passante.
«Tanto giovane e tanto puttana»:
ciài la nomina e forse non è
colpa tua – è la maglia di lana
nera e stretta che sparla di te.
E la bocca ride agra:
ma come ti morde il cuore
sa chi t’ha vista magra
farti le trecce per fare l’amore.
(Giovanni Giudici)
Giovanni Giudici nasce a Le Grazie, comune di Portovenere nel 1924. Si iscrive a Medicina e dopo un anno passa a Lettere fino alla laurea nel 45′. Lavora all’ Olivetti di Ivrea come addetto alla biblioteca. Si sposta prima a Torino, dove stringe amicizia con Beppe Fenoglio e con Giovanni Arpino, dopo si stabilisce a Milano, instaurando un forte legame con Franco Fortini. Sposato, padre di due figli, vive tra Lerici e Milano fino alla morte il 24 maggio 2011
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