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Visualizzazione dei post da dicembre, 2016

Goldoni e la riforma del teatro

Consideriamo testo del "programma", quello da conoscere, insomma, perché oggetto di verifica orale i "Rusteghi", uno dei capolavori indiscutibili di Carlo Goldoni.  Dai i Rusteghi impariamo tante cose: la nascita del teatro borghese a Venezia, la prima città dotata di un'ampia classe borghese, l'importanza del carnevale. Sentiamo suonare la lingua venexiana, in un periodo in cui, sebbene nello Stivale le lingua letteraria sia da secoli il fiorentino, tuttavia la divisione politica rende perfettamente legittima la scrittura in volgare locale.  Vediamo rappresentata nei Rusteghi (in scena per la prima volta al teatro di San Luca alla fine del Carnevale del 1760) come delle migliori pièce goldoniane la nostra natura in modo bonario ma impietoso. I "rusteghi" spiega Goldoni nelle sue Mémoires sono «uomini di rigida maniera ed insociabili, seguaci degli usi antichi, e nemici terribili delle mode, del divertimento e delle conversazioni del sec

Nel posto giusto nel momento sbagliato. I diari di Grace Elliot

La nobildonna e il duca (trailer)  -  La nobildonna e il duca (trailer italiano) Éric Rohmer ,  nome d'arte  di  Jean Marie Maurice Schérer  ( Tulle ,  4 aprile   1920  –  Parigi ,  11 gennaio   2010 ), è stato un  regista  e  critico cinematografico   francese  e uno dei maggiori esponenti della  Nouvelle Vague . Come molti altri registi del movimento, è stato critico cinematografico sui  Cahiers du cinéma , sin dalla fondazione nel  1951 . Dopo aver realizzato numerosi cortometraggi nel corso degli  anni cinquanta , ha esordito nel lungometraggio nel  1959 . La sua produzione si caratterizza per l'organizzazione programmatica della maggior parte dei suoi film in cicli ( Sei racconti morali , Commedie e proverbi ,  Racconti delle quattro stagioni ). La nobildonna e il duca è un dei pochi film isolati, ma è esemplificativo della curiosità insaziabile del regista, che, a ottant'anni suonati, affronta il suo primo film girato in digitale. 

COSTUME E MASCHERA DEL CAPITANO (http://www.kartaruga.it/)

Le braverie del Capitan Spavento Il costume del Capitano A sottolineare il suo carattere vanitoso contribuisce il  costume sgargiante , perché a strisce gialle e rosse. Gorgiera, cappello piumato e una spada mai usata completano l’abito di scena. I colori dell’abito, inoltre, ricordano quelli dei lanzichenecchi. Il Capitano aveva solo raramente una  maschera , molto simile a quella dello  Zanni , dalla quale però si discosta per le sopracciglia corrucciate che gli conferiscono un’espressione più intimidatoria di quanto non facciano le sue parole. Il Capitan Spaventa di Andreini, però, non è sbruffone come il Capitan Matamoros o Capitan Fracassa: è una maschera colta, un sognatore che, come i mercenari dell’epoca, fatica a trovare il proprio posto nel mondo. Un uomo con un’enorme sete d’avventura, che però spesso non riesce più a vedere la differenza tra realtà e sogno. Quello che, in fondo, capita anche al Tony di  Parnassus , che indossa proprio questa maschera

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