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Visualizzazione dei post da febbraio, 2020

Meretrcies (?) in love

Marta Pesce CAPITOLO III. LO STUPRO IN ETA’ AUGUSTEA Al tempo dell’età augustea oltre al termine stuprum esisteva un altro modo per chiamare tale atto e cioè vis. Il primo atto giuridico a considerare la vis come un crimine fu, nel 70 ac, la Lex Lutatia, che rese perseguibile chiunque si macchiasse di violenza sessuale ai danni di un giovane uomo, di una matrona o una vergine. Le punizioni per i colpevoli potevano variare dalla pena di morte alla castrazione e venivano spesso mese in atto anche nel caso in cui lo stupratore fosse riuscito ad ottenere il perdono ufficiale da parte del tutore della vittima. Lo stupro era classificato come un attentato alla giustizia pubblica e non soltanto privata. La legge più importante riguardante l’argomento fu la Lex Iulia de vi emanata durante il governo di Caio Giulio Cesare (circa nel 45 aC). Le leggi contenute consentivano anche che la denuncia fosse esposta direttamente da una donna e non soltanto dall’uomo legittimato ad

Miser Catulle...

da "Lo stupro nell'antica Roma tra condanna politica e strumentalizzazione" Tesi di Laurea di Martina Ianne "In un simile, anomalo contesto di libertà femminile, anche e forse soprattutto sessuale, è opportuno inserire anche il ritratto emblematico di Clodia, la Lesbia cantata con passione e tormento da Catullo, la quale intrecciò con quest’ultimo (e poi anche con il giovane Celio Rufo) un rapporto adulterino alle spalle del marito di lei, Quinto Metello Celere.  Nata con il nome patrizio di Claudia Pulcra, era figlia di Appio Claudio Pulcro, console nel 79 a.C. era nobile, bella, raffinata, abile nel conversare, disinvolta e sicura di sé, teneramente amata dal poeta novus nel periodo felice e da lui stesso disprezzata con ferocia in seguito alla fine della loro storia, Clodia rappresentò un tòpos sia letterario che umano, ben radicato nella mente maschile, «della donna che nella realtà di un rapporto respinge o delude ogni pretesa di esclusività.» Volubile